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Messaggio  che Lun 12 Mag 2008 - 10:03

“Amo l’odio, bisogna creare l’odio e l’intolleranza tra gli uomini, perche’ questo rende gli uomini freddi e selettivi e li trasforma in una perfetta macchina per uccidere”

di Ernesto Rafael Guevara De la Serna più noto come Che Guevara

Complimenti a chi porta in giro la sua faccia da culo su magliette e quant'altro !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

VERGOGNA SINISTRI !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

che
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Messaggio  DESTRA S Gio 15 Mag 2008 - 18:55

Non é sicuro fosse sua.

Gli é stata attribuita ma non vi é nessuna fonte che lo confermi. Pare sia tratta dal "testamento spirituale" lasciato ai suoi figli.

DESTRA S
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Messaggio  granata Lun 19 Mag 2008 - 13:29

w il Che
e chi lotta per cio ' in cui crede
100 volte meglio che pecoroni senya cervello e con lo stesso disco di frasi fattegr

granata
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Messaggio  web Lun 19 Mag 2008 - 13:32

e solo su destra nayionale.it trovi delle CAXXAte simili
cambia link ... ha gia non ce ne sono latri che dicono certe minchiate

web
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Messaggio  dante Mar 20 Mag 2008 - 14:55

ahi ahi ahi ... la grammatica non è di destra né di sinistra .... "gnurant" comunista
il Che era solo un fascista stalinista

dante
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Messaggio  faccia d Dom 8 Mar 2009 - 22:43

Caro faccia di culo,
dovresti sapere che il Che nn ha detto solo quell'aforisma che hai scritto (anzi, secondo me nn l'ha nemmeno scritto lui). Ti vorrei far notare altri bei aforismi come:
Bisogna essere duri senza mai perdere la tenerezza. (tratta dal testamento spirituale lasciato ai suoi figli)
Ha più valore, un milione di volte, la vita di un solo essere umano che tutte le proprietà dell'uomo più ricco della terra. (da Opere, v. 3, pt. 1)
La mia casa ambulante avrà ancora due gambe e i miei sogni non avranno frontiere. (da Opere, v. 3, pt. 2)
Ogni vero uomo deve sentire sulla propria guancia lo schiaffo dato sulla guancia di un altro uomo. (un pensiero di José Martí, ripreso più volte da Guevara.)
Quando si è al potere, la difficoltà maggiore sta nel mantenere una condotta coerente. (dall'intervista rilasciata alla radio argentina Rivadiva, 3 novembre 1959)
Tutti questi aforismi da me sopra riportati sono presi dal sito se nn ci crede è
invitato cortesemente di andare a dare un occhiata e ti invito anche a scrivere al più presto il sito in cui hai trovato questo aforisma che hai riportato!
Ti voglio ricordare anche che il Che nn è un Dio, è un uomo come tanti e anche lui in certe situazioni avrà sbagliato.
Aspetto tue repliche!

faccia d
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Messaggio  horse Mar 17 Mar 2009 - 21:39

Caro faccia d, ti ricordo che negli anni 50, poco distante da Guantanamo, il tuo caro che, fece costruire la prima prigione tipo guantanamo ( come vedi non sono stati gli americani ad inventarla ) dove processava ( ? ) sommariamente i dissidenti ( coloro che avevano solo qualche opinione differente dalla sua ) e dove molti erano messi al muro.

Saprai pure che il tuo caro che durante e subito dopo la rivoluzione castrista, era il boia ufficiale di Fidel, nel senso che si incaricava personalmente di fucilare anche amici rivoluzionari che non gli obbedivano ciecamente e anche molti contadini cubani che erano lì per caso.
Il tutto per soddisfare la sua sete di sangue, da lui stesso confessata in alcuni dei pochi suoi diari, che il regime castrista non è riuscito a fare sparire .

Vedi pure il libro di Juan José Sebreli . COMENDIANTES Y MARTIRES

horse
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Messaggio  zapata Dom 29 Mar 2009 - 12:20

si ma prendere le info non vere da destra nazionale e fare copia/incolla su un forum di calcio
non ha nessun senso carissimo
quindi... una settimana e piu' all'onc forse ti fa bene

zapata
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Messaggio  PanchoVi Mar 5 Mag 2009 - 10:04

Impara lo spagnolo e poi leggi i testi documentati e anche i diari del BOIA "che" .... poi vedrai che c'è amche l'altra faccia della medaglia ... oops pardon della maglietta ....

PanchoVi
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Messaggio  PanchoVi Mar 5 Mag 2009 - 10:08

Se non sai lo spagnolo puoi leggere qui ....

Che Guevara sconosciuto di Massimo Caprara

Spietato e crudele. Responsabile del sistema di repressione di migliaia di dissidenti e oppositori. Ecco quel che non si sa, o non si vuol dire, di Che Guevara, compagno di lotta del dittatore comunista Fidel Castro e idolo di tanti pacifisti cattolici.
Verso le una e dieci del pomeriggio di domenica 9 ottobre 1967, il guerrigliero catturato - ha un berretto nero, un'uniforme militare assai sporca, una giacca azzurra con cappuccio, il petto quasi nudo, la camicia senza bottoni - sistemato provvisoriamente su una panca con i polsi legati, è ucciso, mentre ancora gli sanguina una ferita alla gamba destra. È finito da una scarica a bruciapelo di un mitra M-2. Le ultime parole che ha proferito nei confronti del sottufficiale dei Rangers governativi boliviani Mario Teràn sono state di sonante disprezzo: "Spara vigliacco, che stai per uccidere un uomo". Il guerrigliero cadde a terra con le gambe maciullate, contorcendosi e perdendo copiosissimo sangue. Altri due sottufficiali, entrati ubriachi nella stanza, spararono ciascuno un colpo, direttamente sul volto. Poco lontano, dal villaggio di La Higuera, dove sono giunti agenti della CIA, nei pressi della gola Quebrada del Yuro, un sacerdote domenicano d'una parrocchia vicina, padre Roger Schiller, arrivò trafelato a cavallo. "Voglio confessarlo, so che ha detto: sono fritto. Voglio dirgli: lei non è fritto, Dio continua a credere in lei".
Nel pomeriggio, il comandante del reparto boliviano , che è il maggiore Ayoroa, dispone che il corpo venga adagiato su una barella e gli sia legata la mandibola con un fazzoletto perché il volto non si scomponga. Un fotografo ambulante ritrasse i soldati e il suo sacerdote intento a lavare le macchie di sangue. L'elicottero volò allora in alto con il corpo sfigurato del guerrigliero. Al sottufficiale Teràn hanno promesso un orologio e un viaggio a West Point per frequentare un corso. Egli ha ucciso il comandante Ernesto Che Guevara Lynch, detto il Che, medico argentino che, con decreto governativo del 9 febbraio 1959, è stato naturalizzato cubano per servizi resi alla Rivoluzione. Da allora prese corpo la sentita e appassionante leggenda di un autentico santo laico.
"Dalle migliaia di foto, posters, magliette, dischi, video, cartoline, ritratti, riviste, libri, frasi, testimonianze, fantasmi di questa società industriale, il Che ci guarda attento. La sua immagine attraversa le generazioni, il suo mito passa di corsa in mezzo ai deliri di grandezza del neoliberismo. Irriverente, beffardo, moralmente ostinato, indimenticabile", scrive in un libro, edito in italiano nel 1997 con il titolo "Senza perdere la tenerezza", Paco Ignacio Taibo II. Lo scrittore, nato a Gijon in Spagna, coglie drammaticamente il vero.
La figura assieme virile e dolce del Che Guevara, il cui motto è appunto: "Bisogna essere duri senza mai perdere la tenerezza", attraversa come un lampo la storia del secolo da poco passato: dalla nascita in una famiglia della buona borghesia alla giovinezza nomade e ribelle dall'epica avventura sulla Sierra Maestra con l'amico Fidel Castro, alle responsabilità nelle istituzioni di "Cuba libera ma assediata dall'embargo statunitense", fino al tragico eccidio sui monti della Bolivia ed alla immediata nascita di un mito eroico, unico nei nostri tempi. Lui è sempre al fianco di Fidel, sempre con un itinerario ideale diverso, cioè più organicamente comunista, come è stato osservato, nel 1967, dallo scrittore Carolos Franqui che abbandonerà Castro: "Doveva essere accecante se anche i più opachi, al suo passaggio, erano illuminati". Regis Debray, l'intellettuale francese oggi vivente che lo raggiunse in Bolivia, ha scritto molto su di lui e sulla sua condotta nel libro "Révolution dans la révolution" e "Loués saient nos seigneurs le Che", edito a Parigi da Gallimard nel 1996. Egli ha tracciato un disincantato e veritiero affresco sulle incarnazioni del castrismo, come "lunga marcia dell'America Latina" e sulle sue diverse varianti. Che Guevara materializza quella più irriducibile, severa, spietata e crudele. A mezza strada tra la violenza proto-bolscevica della Ceka e della GPU e la ferocia primordiale perpetrata nelle campagne cinesi dal maoismo. Per Debray, egli è "il più austero tra i praticanti del socialismo". È un medico, afflitto sin dal 1930 (era nato il 14 luglio del 1928 nella città di Rosario) da un inguaribile asma che lo farà soffrire nelle sue trasferte guerrigliere in Africa e in America Latina. Forse anche per questo egli è in grado di conoscere le tecniche più dolorose della punizione e segregazione per i dissidenti detenuti. Un'inflessibile ideologia con il corredo di una raffinata metodologia di persecuzione fisica.
Il Che, sin dalla clandestinità, polemizza duramente con i combattenti del "Llano", la pianura, contrapponendo alla loro malleabilità la durezza di condotta osservata in montagna, nella Sierra. Attacca Castro per lo scarso rigore e lo definisce per un pezzo, sprezzantemente, come "il leader radicale della borghesia di sinistra", sensibile alle sirene del politicantismo. Egli è in linea pregiudiziale sempre "favorevole ai processi sommari" e di lui si ricorda l'ingiunzione perentoria ai ribelli venezuelani: "Prendete un fucile e sparate alla testa di ogni imperialista che abbia più di quindici anni". Al punto che Debray, riassumendo, lo caratterizza come un "dogmatico, freddo, intollerante che non ha nulla da spartire con la natura calorosa e aperta dei cubani". Intelligente e risoluto, generoso ed egualitario con i suoi, inflessibile con i nemici, comanda energicamente il secondo Fronte di Las Villas nella conquista dell'esercito ribelle a Cuba. Durante l'avanzata, nel 1957, si distingue per l'efferatezza con la quale interpreta il suo modo di essere rivoluzionario e di liquidare nemici e presunti traditori. Eutimio Guerra, un guerrigliero, viene accusato di avere avuto una collusione con il nemico, cioè con l'esercito del dittatore Fulgencio Batista, e immediatamente deferito ad un'improvvisata Corte marziale. Il Che anticipa il verdetto. Raccontò successivamente un suo commilitone detto "Universo": "io avevo un fucile e in quel momento il Che tira fuori una pistola calibro 22 e pac, gli pianta una pallottola qui. Che hai fatto? Lo hai ucciso. Eutimio cadde a pancia in su, boccheggiando".
Nell'anno della "liberazione" di Cuba che è il 1959, il Che viene convocato da Castro e il 7 settembre riceve l'incarico provvisorio di Procuratore militare. È una convulsa ma intensa fase della nuova Cuba che ne prefigura i caratteri sociali e civili, che deve giudicare i collaborazionisti con il passato regime, processarli e soprattutto toglierli dalla circolazione. L'anno dopo, ai primi di gennaio, si apre a Cuba il primo "Campo di lavoro correzionale" (ossia di lavoro forzato). È il Che che lo dispone preventivamente e lo organizza nella penisola di Guanaha. Trecento ottantuno prigionieri, arresisi alle truppe castriste sull'Escambray, vengono radunati, incarcerati a Loma de los Coches e tutti fucilati.
Jesus Carrera, anticastrista che è stato ferito negli scontri, chiede la grazia. Il Che gliela rifiuta ritenendolo un antagonista personale del capo Fidel. La stessa sanguinosa procedura viene riservata a Humberto Sori Marin per il quale aveva chiesto misericordia la madre. Sotto l'impegnativa e organica inclinazione del Che, prende corpo la "DSE". Il Dipartimento della Sicurezza di Stato, noto anche con il nome di "Direcciòn general de contra-intelligencia". Un dettagliato regolamento elaborato puntigliosamente dal medico argentino, fissa le punizioni corporali per i dissidenti recidivi e "pericolosi" incarcerati: salire le scale delle varie prigioni con scarpe zavorrate di piombo; tagliare l'erba con i denti; essere impiegati nudi nelle "quadrillas" di lavori agricoli; venire immersi nei pozzi neri.
Marta Frayde, già rappresentante di Cuba all'Unesco e, dopo i primi anni, incarcerata, ha descritto le celle riservate ai "corrigendi": sei metri per cinque, ventidue brandine sovrapposte, in tutto quarantadue persone in una cella. Le accuse nei Tribunali sommari rivolte ai controrivoluzionari vengono accuratamente selezionate e applicate con severità: religiosi, fra i quali l'Arcivescovo dell'Avana, Monsignor Jaime Ortega; adolescenti e bambini; omosessuali. La fortezza La Cabana di Santiago viene utilizzata come centro di smistamento. Il procuratore Guevara Lynch illustra a Fidel Castro e applica un "Piano generale del carcere", definendone anche la specializzazione. Vengono così organizzate le case di detenzione "Kilo 5,5" a Pinar del Rio. Esse contengono celle disciplinari definite "tostadoras", ossia tostapane, per il calore che emanavano. La prigione "Kilo 7" viene frettolosamente fatta sorgere a Camaguey: una rissa nata dalla condizioni atroci procurerà la morte di quaranta prigionieri. Il campo di concentramento La Cabanas ospita le "ratoneras", buchi di topi, per la loro angustia. La prigione Boniato comprende celle con le grate chiamate "tapiades", nelle quali il poeta Jorge Valls trascorrerà migliaia di giorni di prigione. Il carcere "Tres Racios de Oriente" include celle larghe un metro, alte un metro e ottanta centimetri e lunghe dieci metri, chiamate "gavetas". La prigione di Santiago "Nueva Vida" ospita cinquecento adolescenti. Quella "Palos", bambini di dieci anni; quella "Nueva Carceral de la Habana del Est", omosessuali dichiarati o sospettai. Ne parla il film su Reinaldo Arenas "Prima che sia notte", di Julian Schnabel uscito nel 2000.
Il Che lavora con strategia rivolta non solo al presente ma al futuro Stato ditattoriale. Nel corso dei due anni passati come responsabile della Seguridad del Estado, avendo come collaboratore Osvaldo Sanchez che era esperto principale comunista, si materializza la persecuzione contro la Chiesa. Pascal Fontanie, nel suo libro "America Latina alla prova", calcola che centotreuntuno sacerdoti hanno perduto la vita fino al 1961 nel periodo in cui Guevara era artefice massimo del sistema segregazionista dell'isola. Viene definito "il macellaio del carcere - mattatoio di La Cabana". Si oppone con forza alla proposta di sospendere le fucilazioni dei "criminali di guerra". Più che da Danton discende dall'incorruttibile, l'"incorruttibile" Robespierre. Quando ai primi del 1960 a lui viene assegnata la carica di Presidente del Banco Nacional, Fidel lo ringrazia con calore per la sua opera repressiva. Egli ne generalizza ancor più i metodi per cui ai propri nuovi collaboratori, per ogni minima mancanza, minaccia "una vacanza nei campi di lavoro di Guanahacabibes". Il medico argentino, il più coerente leninista dell'America Latina, il meno reticente delle proprie idee e propositi pratici, è l'autentico motore di una ideologia totalitaria e di una macchina penitenziaria statale. La sua azione, esplicitamente ispirata ad una concezione coercitiva, impersona, come egli scrisse: "l'odio distruttivo che fa dell'uomo un'efficace, violenta, selettiva, fredda macchina per uccidere".


Cronologia:
14 luglio 1928 Nasce Ernesto Guevara Lynch, detto Che.

26 luglio 1953 Un gruppo di studenti attacca la caserma della Moncada. Uno dei capi, Fidel Castro, viene arrestato e condannato a 15 anni di prigione. Ben presto libero, raggiunge il Messico.

1955 In Messico, Che Guevara incontra Fidel Castro che si sta preparando a rientrare a Cuba.

Dicembre 1956 Fidel e Che Guevara sbarcano a Cuba. Guevara si fa subito notare per la sua durezza: un ragazzo, guerrigliero della sua unità, che ha rubato un po' di cibo viene fucilato senza alcun processo.

7 Novembre 1958 A capo di una colonna di guerriglieri, Ernesto Che Guevara intraprende una marcia su L'Avana.

1 gennaio 1959 Il dittatore Fulgencio Batista si dà alla fuga.

8 gennaio 1959 Fidel Castro e i suoi barbudos entrano a L'Avana. Che Guevara riceve l'incarico di "procuratore" ed è lui a decidere delle domande di grazia. Subito le prigioni della Cabana, all'Avana dove esercita Che Guevara, e di Santa Clara diventano teatro di esecuzioni di massa. Vengono uccisi soprattutto ex-compagni d'arme, che si erano conservati democratici, di Fidel Castro e del Che. Si instaura la dittatura comunista.

Maggio 1961 Vengono chiusi tutti i collegi religiosi e le loro sedi confiscate. Secondo Il libro nero del comunismo, dal quale sono tratte queste informazioni, scritto da storici di sinistra, negli anni Sessanta, a Cuba sono state eliminate da 7.000 a 10.000 persone e altre 30.000 incarcerate.

17 settembre 1961 Vengono espulsi da Cuba 131 sacerdoti diocesani e religiosi.

9 ottobre 1967 Recatosi in Bolivia, Che Guevara non riceve alcun appoggio da parte dei contadini. Isolato e braccato, viene catturato e giustiziato.


Bibliografia:
- AAVV, Il libro nero del comunismo. Crimini, terrore, repressione, Mondadori, Milano 1998.
- Armando Valladares, Contro ogni speranza. Dal fondo delle carceri di Castro, SugarCo, Milano 1987.
- Federico Guiglia, Il sole nero. Dall'esilio cubano sette storie contro Fidel, Libri Liberal, Firenze 2000.
- Jorge Valls, Mon ennemi, mon frére, Gallimard, Paris 1989.


Non tutti sanno che…
Che Guevara. In molte manifestazioni indette per condannare la pena di morte, si vedono bandiere rosse con l'effigie di Che Guevara, il guerrigliero che collaborò con Fidel Castro ad instaurare a Cuba, nel 1959, un regime comunista. Ma Che Guevara era affatto contrario alla pena capitale. Il Libro nero del Comunismo, scritto da insospettabili storici di sinistra, ci informa che il barbuto guerrigliero, il quale gode di una certa stima, purtroppo, anche tra giovani cattolici, "nominato comandante di una 'colonna' si fa presto notare per la sua durezza: un ragazzo, un guerrigliero della sua unità, che ha rubato un po' di cibo viene fucilato immediatamente, senza alcun processo" (p. 609). Non solo: per qualche tempo, Che Guevara esercitò la funzione di 'procuratore' e a lui venivano rivolte le domande di grazia dei condannati a morte. Sotto la sua responsabilità, la prigione della Cabana diventa luogo di innumerevoli esecuzioni capitali, specie di suoi compagni d'arme che si erano conservati democratici. Non solo: nel suo testamento si può leggere un elogio dell'odio che 'rende l'uomo un'efficace, violenta, selettiva e fredda macchina per uccidere'.

PanchoVi
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Messaggio  caval Dom 14 Giu 2009 - 10:00

Che Guevara sconosciuto
Data: Martedì, 10 gennaio @ W. Europe Standard Time
Argomento: Che Guevara

di Massimo Caprara

Spietato e crudele. Responsabile del sistema di repressione di migliaia di dissidenti e oppositori. Ecco quel che non si sa, o non si vuol dire, di Che Guevara, compagno di lotta del dittatore comunista Fidel Castro e idolo di tanti pacifisti cattolici.

[Da "il Timone" n. 20, Luglio/Agosto 2002]

Verso le una e dieci del pomeriggio di domenica 9 ottobre 1967, il guerrigliero catturato - ha un berretto nero, un’uniforme militare assai sporca, una giacca azzurra con cappuccio, il petto quasi nudo, la camicia senza bottoni - sistemato provvisoriamente su una panca con i polsi legati, è ucciso, mentre ancora gli sanguina una ferita alla gamba destra. È finito da una scarica a bruciapelo di un mitra M-2. Le ultime parole che ha proferito nei confronti del sottufficiale dei Rangers governativi boliviani Mario Teràn sono state di sonante disprezzo: "Spara vigliacco, che stai per uccidere un uomo". Il guerrigliero cadde a terra con le gambe maciullate, contorcendosi e perdendo copiosissimo sangue. Altri due sottufficiali, entrati ubriachi nella stanza, spararono ciascuno un colpo, direttamente sul volto. Poco lontano, dal villaggio di La Higuera, dove sono giunti agenti della CIA, nei pressi della gola Quebrada del Yuro, un sacerdote domenicano d’una parrocchia vicina, padre Roger Schiller, arrivò trafelato a cavallo. "Voglio confessarlo, so che ha detto: sono fritto. Voglio dirgli: lei non è fritto, Dio continua a credere in lei".

Nel pomeriggio, il comandante del reparto boliviano , che è il maggiore Ayoroa, dispone che il corpo venga adagiato su una barella e gli sia legata la mandibola con un fazzoletto perché il volto non si scomponga. Un fotografo ambulante ritrasse i soldati e il suo sacerdote intento a lavare le macchie di sangue. L’elicottero volò allora in alto con il corpo sfigurato del guerrigliero. Al sottufficiale Teràn hanno promesso un orologio e un viaggio a West Point per frequentare un corso. Egli ha ucciso il comandante Ernesto Che Guevara Lynch, detto il Che, medico argentino che, con decreto governativo del 9 febbraio 1959, è stato naturalizzato cubano per servizi resi alla Rivoluzione. Da allora prese corpo la sentita e appassionante leggenda di un autentico santo laico.

"Dalle migliaia di foto, posters, magliette, dischi, video, cartoline, ritratti, riviste, libri, frasi, testimonianze, fantasmi di questa società industriale, il Che ci guarda attento. La sua immagine attraversa le generazioni, il suo mito passa di corsa in mezzo ai deliri di grandezza del neoliberismo. Irriverente, beffardo, moralmente ostinato, indimenticabile", scrive in un libro, edito in italiano nel 1997 con il titolo "Senza perdere la tenerezza", Paco Ignacio Taibo II. Lo scrittore, nato a Gijon in Spagna, coglie drammaticamente il vero.

La figura assieme virile e dolce del Che Guevara, il cui motto è appunto: "Bisogna essere duri senza mai perdere la tenerezza", attraversa come un lampo la storia del secolo da poco passato: dalla nascita in una famiglia della buona borghesia alla giovinezza nomade e ribelle dall’epica avventura sulla Sierra Maestra con l’amico Fidel Castro, alle responsabilità nelle istituzioni di "Cuba libera ma assediata dall’embargo statunitense", fino al tragico eccidio sui monti della Bolivia ed alla immediata nascita di un mito eroico, unico nei nostri tempi. Lui è sempre al fianco di Fidel, sempre con un itinerario ideale diverso, cioè più organicamente comunista, come è stato osservato, nel 1967, dallo scrittore Carolos Franqui che abbandonerà Castro: "Doveva essere accecante se anche i più opachi, al suo passaggio, erano illuminati". Regis Debray, l’intellettuale francese oggi vivente che lo raggiunse in Bolivia, ha scritto molto su di lui e sulla sua condotta nel libro "Révolution dans la révolution" e "Loués saient nos seigneurs le Che", edito a Parigi da Gallimard nel 1996. Egli ha tracciato un disincantato e veritiero affresco sulle incarnazioni del castrismo, come "lunga marcia dell’America Latina" e sulle sue diverse varianti. Che Guevara materializza quella più irriducibile, severa, spietata e crudele. A mezza strada tra la violenza proto-bolscevica della Ceka e della GPU e la ferocia primordiale perpetrata nelle campagne cinesi dal maoismo. Per Debray, egli è "il più austero tra i praticanti del socialismo". È un medico, afflitto sin dal 1930 (era nato il 14 luglio del 1928 nella città di Rosario) da un inguaribile asma che lo farà soffrire nelle sue trasferte guerrigliere in Africa e in America Latina. Forse anche per questo egli è in grado di conoscere le tecniche più dolorose della punizione e segregazione per i dissidenti detenuti. Un’inflessibile ideologia con il corredo di una raffinata metodologia di persecuzione fisica.

Il Che, sin dalla clandestinità, polemizza duramente con i combattenti del "Llano", la pianura, contrapponendo alla loro malleabilità la durezza dio condotta osservata in montagna, nella Sierra. Attacca Castro per lo scarso rigore e lo definisce per un pezzo, sprezzantemente, come "il leader radicale della borghesia di sinistra", sensibile alle sirene del politicantismo. Egli è in linea pregiudiziale sempre "favorevole ai processi sommari" e di lui si ricorda l’ingiunzione perentoria ai ribelli venezuelani: "Prendete un fucile e sparate alla testa di ogni imperialista che abbia più di quindici anni". Al punto che Debray, riassumendo, lo caratterizza come un "dogmatico, freddo, intollerante che non ha nulla da spartire con la natura calorosa e aperta dei cubani". Intelligente e risoluto, generoso ed egualitario con i suoi, inflessibile con i nemici, comanda energicamente il secondo Fronte di Las Villas nella conquista dell’esercito ribelle a Cuba. Durante l’avanzata, nel 1957, si distingue per l’efferatezza con la quale interpreta il suo modo di essere rivoluzionario e di liquidare nemici e presunti traditori. Euti8mio Guerra, un guerrigliero9, viene accusato di avere avuto una collusione con il nemico, cioè con l’esercito del dittatore Fulgencio Batista, e immediatamente deferito ad un’improvvisata Corte marziale. Il Che anticipa il verdetto. Raccontò successivamente un suo commilitone detto "Universo": "io avevo un fucile e in quel momento il Che tira fuori una pistola calibro 22 e pac, gli pianta una pallottola qui. Che hai fatto? Lo hai ucciso. Eutimio cadde a pancia in su, boccheggiando".

Nell’anno della "liberazione" di Cuba che è il 1959, il Che viene convocato da Castro e il 7 settembre riceve l’incarico provvisorio di Procuratore militare. È una convulsa ma intensa fase della nuova Cuba che ne prefigura i caratteri sociali e civili, che deve giudicare i collaborazionisti con il passato regime, processarli e soprattutto toglierli dalla circolazione. L’anno dopo, ai primi di gennaio, si apre a Cuba il primo "Campo di lavoro correzionale" (ossia di lavoro forzato). È il Che che lo dispone preventivamente e lo organizza nella penisola di Guanaha. Trecento ottantuno prigionieri, arresisi alle truppe castriste sull’Escambray, vengono radunati, incarcerati a Loma de los Coches e tutti fucilati.

Jesus Carrera, anticastrista che è stato ferito negli scontri, chiede la grazia. Il Che gliela rifiuta ritenendolo un antagonista personale del capo Fidel. La stessa sanguinosa procedura viene riservata a Humberto Sori Marin per il quale aveva chiesto misericordia la madre. Sotto l’impegnativa e organica inclinazione del Che, prende corpo la "DSE". Il Dipartimento della Sicurezza di Stato, noto anche con il nome di "Direcciòn general de contra-intelligencia". Un dettagliato regolamento elaborato puntigliosamente dal medico argentino, fissa le punizioni corporali per i dissidenti recidivi e "pericolosi" incarcerati: salire le scale delle varie prigioni con scarpe zavorrate di piombo; tagliare l’erba con i denti; essere impiegati nudi nelle "quadrillas" di lavori agricoli; venire immersi nei pozzi neri.

Marta Frayde, già rappresentante di Cuba all’Unesco e, dopo i primi anni, incarcerata, ha descritto le celle riservate ai "corrigendi": sei metri per cinque, ventidue brandine sovrapposte, in tutto quarantadue persone in una cella. Le accuse nei Tribunali sommari rivolte ai controrivoluzionari vengono accuratamente selezionate e applicate con severità: religiosi, fra i quali l’Arcivescovo dell’Avana, Monsignor Jaime Ortega; adolescenti e bambini; omosessuali. La fortezza La Cabana di Santiago viene utilizzata come centro di smistamento. Il procuratore Guevara Lynch illustra a Fidel Castro e applica un "Piano generale del carcere", definendone anche la specializzazione. Vengono così organizzate le case di detenzione "Kilo 5,5" a Pinar del Rio. Esse contengono celle disciplinari definite "tostadoras", ossia tostapane, per il calore che emanavano. La prigione "Kilo 7" viene frettolosamente fatta sorgere a Camaguey: una rissa nata dalla condizioni atroci procurerà la morte di quaranta prigionieri. Il campo di concentramento La Cabanas ospita le "ratoneras", buchi di topi, per la loro angustia. La prigione Boniato comprende celle con le grate chiamate "tapiades", nelle quali il poeta Jorge Valls trascorrerà migliaia di giorni di prigione. Il carcere "Tres Racios de Oriente" include celle larghe un metro, alte un metro e ottanta centimetri e lunghe dieci metri, chiamate "gavetas". La prigione di Santiago "Nueva Vida" ospita cinquecento adolescenti. Quella "Palos", bambini di dieci anni; quella "Nueva Carceral de la Habana del Est", omosessuali dichiarati o sospettai. Ne parla il film su Reinaldo Arenas "Prima che sia notte", di Julian Schnabel uscito nel 2000.

Il Che lavora con strategia rivolta non solo al presente ma al futuro Stato ditattoriale. Nel corso dei due anni passati come responsabile della Seguridad del Estado, avendo come collaboratore Osvaldo Sanchez che era esperto principale comunista, si materializza la persecuzione contro la Chiesa. Pascal Fontanie, nel suo libro "America Latina alla prova", calcola che centotreuntuno sacerdoti hanno perduto la vita fino al 1961 nel periodo in cui Guevara era artefice massimo del sistema segregazionista dell’isola. Viene definito "il macellaio del carcere - mattatoio di La Cabana". Si oppone con forza alla proposta di sospendere le fucilazioni dei "criminali di guerra". Più che da Danton discende dall’incorruttibile, l’"incorruttibile" Robespierre. Quando ai primi del 1960 a lui viene assegnata la carica di Presidente del Banco Nacional, Fidel lo ringrazia con calore per la sua opera repressiva. Egli ne generalizza ancor più i metodi per cui ai propri nuovi collaboratori, per ogni minima mancanza, minaccia "una vacanza nei campi di lavoro di Guanahacabibes". Il medico argentino, il più coerente leninista dell’America Latina, il meno reticente delle proprie idee e propositi pratici, è l’autentico motore di una ideologia totalitaria e di una macchina penitenziaria statale. La sua azione, esplicitamente ispirata ad una concezione coercitiva, impersona, come egli scrisse: "l’odio distruttivo che fa dell’uomo un’efficace, violenta, selettiva, fredda macchina per uccidere".

Cronologia

14 luglio 1928. Nasce Ernesto Guevara Lynch, detto Che.
26 luglio 1953. Un gruppo di studenti attacca la caserma della Moncada. Uno dei capi, Fidel Castro, viene arrestato e condannato a 15 anni di prigione. Ben presto libero, raggiunge il Messico.
1955. In Messico, Che Guevara incontra Fidel Castro che si sta preparando a rientrare a Cuba.
Dicembre 1956. Fidel e Che Guevara sbarcano a Cuba. Guevara si fa subito notare per la sua durezza: un ragazzo, guerrigliero della sua unità, che ha rubato un po’ di cibo viene fucilato senza alcun processo.
7 Novembre 1958. A capo di una colonna di guerriglieri, Ernesto Che Guevara intraprende una marcia su L’Avana.
1 gennaio 1959. Il dittatore Fulgencio Batista si dà alla fuga.
8 gennaio 1959. Fidel Castro e i suoi barbudos entrano a L’Avana. Che Guevara riceve l’incarico di "procuratore" ed è lui a decidere delle domande di grazia. Subito le prigioni della Cabana, all’Avana dove esercita Che Guevara, e di Santa Clara diventano teatro di esecuzioni di massa. Vengono uccisi soprattutto ex-compagni d’arme, che si erano conservati democratici, di Fidel Castro e del Che. Si instaura la dittatura comunista.
Maggio 1961. Vengono chiusi tutti i collegi religiosi e le loro sedi confiscate. Secondo Il libro nero del comunismo, dal quale sono tratte queste informazioni, scritto da storici di sinistra, negli anni Sessanta, a Cuba sono state eliminate da 7.000 a 10.000 persone e altre 30.000 incarcerate.
17 settembre 1961. Vengono espulsi da Cuba 131 sacerdoti diocesani e religiosi.
9 ottobre 1967. Recatosi in Bolivia, Che Guevara non riceve alcun appoggio da parte dei contadini. Isolato e braccato, viene catturato e giustiziato.

Bibliografia

AAVV, Il libro nero del comunismo. Crimini, terrore, repressione, Mondadori, Milano 1998.
Armando Valladares, Contro ogni speranza. Dal fondo delle carceri di Castro, SugarCo, Milano 1987.
Federico Guiglia, Il sole nero. Dall’esilio cubano sette storie contro Fidel, Libri Liberal, Firenze 2000.
Jorge Valls, Mon ennemi, mon frére, Gallimard, Paris 1989.

caval
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faccia da culo Empty Scorretto!

Messaggio  Jollyrog Mer 10 Feb 2010 - 18:53

Chiunque di voi abbia attribuito questa frase al CHE è o in errore (e allora farebbe bene a chiedere scusa) o è in malafede!

Il Che non ha mai detto quelle parole così come riportate bensì ha detto:

Ad una intervista per la rivista "tricontinental":
"L'odio come fattore di lotta - l'odio intransigente contro il nemico - che spinge oltre i limiti naturali dell'essere umano e lo trasforma in una reale, violenta, selettiva e fredda macchina per uccidere. I nostri soldati devono essere così, Un popolo senza odio non può vincere un nemico brutale.

Bisogna portare la guerra nei luoghi del nemico: a casa sua, dove si diverte. Renderla totale. Bisogna impedirgli di avere un solo istante di respiro, un minuto di sosta, fuori e persino dentro le sue caserme: attaccarlo dovunque sia. Farlo sentire una bestia braccata dovunque vada."

Oppure potete consultare: "L'odio come fattore di lotta; l'odio intransigente contro il nemico, che permette all'uomo di superare i suoi limiti naturali e lo trasforma in una efficace, violenta, selettiva e fredda macchina per uccidere. I nostri soldati devono essere così: un popolo senza odio non può distruggere un nemico brutale. Bisogna portare la guerra fin dove il nemico la porta: nelle sue case, nei suoi luoghi di divertimento. Renderla totale. Non bisogna lasciargli un minuto di tranquillità [...] farlo sentire come una belva braccata. (citato in Guido Crainz, Storia del miracolo italiano, Donzelli, 2003)"

PRIMA DI SCRIVERE CORBELLERIE DOCUMENTATEVI...PER FAVORE!!!!!

Jollyrog
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Messaggio  che Ven 5 Mar 2010 - 18:10

i parenti delle migliaia di dissidenti cubani o ignari campesinos, fucilati personalmente dal Che, ringraziano sentitamente ........... documentati e togli il paraocchi dall'occhio sinistro !!!!!!!!!

che
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Messaggio  che Ven 5 Mar 2010 - 18:11

Cronologia

14 luglio 1928. Nasce Ernesto Guevara Lynch, detto Che.
26 luglio 1953. Un gruppo di studenti attacca la caserma della Moncada. Uno dei capi, Fidel Castro, viene arrestato e condannato a 15 anni di prigione. Ben presto libero, raggiunge il Messico.
1955. In Messico, Che Guevara incontra Fidel Castro che si sta preparando a rientrare a Cuba.
Dicembre 1956. Fidel e Che Guevara sbarcano a Cuba. Guevara si fa subito notare per la sua durezza: un ragazzo, guerrigliero della sua unità, che ha rubato un po’ di cibo viene fucilato senza alcun processo.
7 Novembre 1958. A capo di una colonna di guerriglieri, Ernesto Che Guevara intraprende una marcia su L’Avana.
1 gennaio 1959. Il dittatore Fulgencio Batista si dà alla fuga.
8 gennaio 1959. Fidel Castro e i suoi barbudos entrano a L’Avana. Che Guevara riceve l’incarico di "procuratore" ed è lui a decidere delle domande di grazia. Subito le prigioni della Cabana, all’Avana dove esercita Che Guevara, e di Santa Clara diventano teatro di esecuzioni di massa. Vengono uccisi soprattutto ex-compagni d’arme, che si erano conservati democratici, di Fidel Castro e del Che. Si instaura la dittatura comunista.
Maggio 1961. Vengono chiusi tutti i collegi religiosi e le loro sedi confiscate. Secondo Il libro nero del comunismo, dal quale sono tratte queste informazioni, scritto da storici di sinistra, negli anni Sessanta, a Cuba sono state eliminate da 7.000 a 10.000 persone e altre 30.000 incarcerate.
17 settembre 1961. Vengono espulsi da Cuba 131 sacerdoti diocesani e religiosi.
9 ottobre 1967. Recatosi in Bolivia, Che Guevara non riceve alcun appoggio da parte dei contadini. Isolato e braccato, viene catturato e giustiziato.

Bibliografia

AAVV, Il libro nero del comunismo. Crimini, terrore, repressione, Mondadori, Milano 1998.
Armando Valladares, Contro ogni speranza. Dal fondo delle carceri di Castro, SugarCo, Milano 1987.
Federico Guiglia, Il sole nero. Dall’esilio cubano sette storie contro Fidel, Libri Liberal, Firenze 2000.
Jorge Valls, Mon ennemi, mon frére, Gallimard, Paris 1989.

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Messaggio  BB05 Mer 22 Dic 2010 - 1:09

SIEG HEIL CAMERATI BB05 DEL BELLINZONA........ACB ACB SIEG HEIL

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